Telegram rischio chiusura in Russia

telegram deve fornire i codici

Telegram ha ricevuto un ultimatum dalla Russia, proprio il paese da cui è cominciata la sua avventura nel mondo digitale. L’ordine è perentorio: «Fornite i codici di crittografia o chiuderemo l’app di messaggistica». Un clamoroso braccio di ferro che certamente non piegherà i programmatori di Telegram, app molto particolare per chi non la conoscesse bene…


Il problema principale di questa app di messaggistica è che la sicurezza dei propri codici di crittografia impediscono la decrittazione dei messaggi scambiati.
Telegram attualmente utilizza una crittografia peer to peer praticamente inviolabile ed è stato il fattore principale del suo successo, anche se occorre dire che, in ritardo, adesso anche WhatsApp crittografa i messaggi.

L’ultimatum però è senz’altro grave: Telegram ha 15 giorni per fornire i dati ai servizi russi, altrimenti l’app sarà bloccata su tutto il territorio russo

La situazione, già ai limiti nei mesi scorsi, è precipitata quando l’ente federale russo per il controllo dei media, Roskomnadzor, ha informato ufficialmente il servizio di messaggistica Telegram che se non adempierà, entro 15 giorni, alla richiesta dei servizi di sicurezza (Fsb) della possibilità di decrittare tutti i messaggi dei suoi utenti, sarà bloccata su tutto il territorio nazionale. In seguito al pronunciamento della Corte Suprema, dopo aver respinto il ricorso di Telegram, app creata da Pavel Durov, il rischio è davvero grosso. La richiesta dell’Fsb è stata ritenuta dai giudici non lesiva del diritto riconosciuto alla riservatezza, in pratica la sicurezza nazionale è più importante di qualsiasi diritto alla privacy.

Pavel Durov, imprenditore geniale, viene considerato il Mark Zuckerberg russo, fondatore di Telegram è un nemico dichiarato di Putin.
I legali di Telegram hanno fatto sapere che faranno appello contro la decisione della Corte Suprema e confermando che in ogni caso non cederanno mai alle autorità russe le comunicazioni riservate dei propri utenti.

Certamente è vero che, in passato, Telegram è stato utilizzato anche dall’Isis, ma allo stesso tempo è notorio che in Internet già abbondano altri canali crittografati per non farsi rintracciare.

L’anno scorso, Roskomnadzorha ha obbligato Telegram a registrarsi come «diffusore di informazioni» assecondando la nuova legge «anti-terrorismo». In seguito l’Fsb ha potuto legalmente ordinare all’app di fornire i codici per decodificare qualsiasi messaggio transitasse sullo piattaforma. In un primo tempo la società di Durov ha rifiutato; la conseguenza è stata una multa ridicola 880.000 rubli (14.000 dollari), ma poi l’appello alla Corte Suprema, contro l’ordine del’Fsb, ha comportato un aggravio della situazione con la sentenza arrivata in questi giorni.

La legge antiterrorismo promulgata in Russia nel 2016

La Russia, appena due anni fa, ha istituito una legge per combattere il terrorismo, essa impone che tutti i servizi di messaggistica debbano fornire alle autorità gli strumenti per decriptare la corrispondenza tra gli utenti. Telegram si è immediatamente rifiutata per proteggere la privacy dei suoi iscritti, anche se le autorità russe hanno ribadito che con le chiavi di accesso non esiste alcuna violazione della privacy perché per ogni informazione decrittata deve essere autorizzata da un tribunale. La “giustificazione” è stata subito rifiutata dal legale di Telegram, Ramil Akhmetgaliev: “Come affermare che posseggo la password della tua e-mail, ma non controllo la tua mail, ho solo la possibilità di controllarla, assurdo”.

Telegram si sta preparando alla quotazione in borsa, nel frattempo ha raccolto 850 milioni di dollari grazie ad un buon numero di investitori per creare un ecosistema basato su Blockchain, simile ad Ethereum, chiamato Telegram Open Network, dove ci si potrà scambiare beni fisici e digitali.

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