Un software ha fatto vincere la Ferrari

ferrari big data

Tutti noi parliamo di tecnologie, dati, algoritmi e sempre più spesso le tecnologie software entrano nella nostra vita sotto diverse forme. Una situazione particolare è accaduta durante il Gran Premio di Formula 1 a Melbourne ed è degna d’essere raccontata perché riguardano proprio i Big Data.

Una guerra di software ha decretato il successo della Ferrari con Vettel nel GP di Melbourne, in Australia. Potrà sembrare strano, ma la miglior programmazione degli algoritmi in casa Maranello ha consentito di vincere contro la più veloce macchina Mercedes, guidata da Hamilton.

Non è un caso che sul podio, con il vincitore, sia salito anche  l’architetto del successo Ferrari in una gara che sembrava non dar speranze ai fan del cavallino rosso.
Iñaki Rueda, 37 anni, ingegnere spagnolo di Madrid, è il tecnico specializzato, spesso invisibile ai più, che crea le strategie di gara di F1 per la Ferrari.

In Mercedes c’è un omologo: l’ingegnere James Vowles. I due esperti si danno battaglia a suon di algoritmi per cercare di prevedere le centinaia di diversi soluzioni che si possono prospettare durante un GP.
L’ingegner Rueda è sposato con un’italiana, due figli, laureato in Colorado e un lungo tirocinio alla McLaren in Gran Bretagna, Renault e Lotus. Maranello lo ha chiamato tre anni fa per sostituire Neil Martin.

Nell’ultima riunione, Rueda, come sempre, ha elaborato in modo maniacale tutte le possibili tattiche adottabili in gara, analizzando alcuni parametri come quantità di carburante, degrado e performance degli pneumatici, capacità del pilota, possibilità effettive di sorpasso, probabilità di incidenti e naturalmente anche condizioni meteo. Ogni possibilità improvvisa, durante la competizione, è un’occasione fondamentale per poter vincere una gara. Tutti i dati vengono immessi in software molto sofisticati che analizzano le varie probabilità di eventi, analizzano le probabilità e contribuiscono a disegnare dei piani “predittivi” prima che la gara stessa incominci.

La Ferrari, ieri, è riuscita ad elaborare meglio tutti questi dati provenienti dalle due macchine rosse, mentre la Mercedes ha fatto un errore negli algoritmi di analisi (come ha ammesso il loro ingegnere) fornendo così una anticipazione del futuro sbagliata.

Occorre considerare che i team di F1 elaborano una quantità enorme di informazioni provenienti dalle proprie macchine da corsa: le centraline presenti nell’abitacolo hanno 1.25 km di cablaggio e quasi 150 sensori che analizzano dati fino a 1.000 volte al secondo. Tutte queste informazioni vengono inviate in modalità wireless al centro di raccolta di ogni team. Parliamo di quasi 1,5 miliardi di dati analizzati ogni gara che vengono poi dati in pasto a dei super-computer mostruosi da 40 trilioni di calcoli al secondo.

Mercedes aveva calcolato, sbagliando, che avrebbero avuto comunque un vantaggio di 3 secondi nel momento in cui Vettel entrava nella corsia del Pit stop, mentre i computer della Ferrari avevano calcolato meglio la tattica, arrivando alla conclusione che sarebbero passati in testa. Grande è stata la sorpresa per il team Mercedes quando hanno capito, troppo tardi, che la loro analisi dei dati era “fallata”. Un errore di calcolo dei software e la Ferrari ha vinto proprio grazie ai famosi Big Data.

Leggi anche: Big data e il mondo del lavoro tra 30 anni

Lascia un commento e ti risponderò!

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.