Se Internet va in crash

Ormai, sin dai primi vagiti, Internet e' diventato giorno dopo giorno un punto fermo delle nostre vite. Talmente importante che sarebbe una catastrofe se si bloccasse…

Internet Crash

La vulnerabilità trovata nella libreria crittografica open source OpenSSL, definita Heartbleed, e i milioni di dispositivi violati sfruttando tale falla, corretta poche settimane fa, hanno portato a riflettere sul peso che la rete ha nella nostra vita e, in generale, nella società attuale.

Bruce Schneier, uno dei maggiori esperti mondiali di crittografia, si è occupato di fare un bilancio dei danni provocati dalla vulnerabilità Heartbleed. Questo bilancio, pubblicato sul New Yorker, evidenzia gli attacchi ai grandi big del settore informatico, come Yahoo, Dropbox, Twitter, Tumblr e Amazon.

La teoria di un crash di Internet

Dan Dennet, filosofo e logico statunitense, durante una conferenza TED (Technology Entertainment Design) ha parlato dell'ipotesi di un grande blackout della rete e delle sue possibili conseguenze. La sua preoccupazione principale è che la civiltà moderna non sia preparata ad una così immensa catastrofe: tutto il nostro mondo si basa sulla rete ed un blackout generale sarebbe un fenomeno dalle conseguenze catastrofiche, che farebbe tornare la civiltà moderna ad una sorta di medioevo.

Non si tratta di essere apocalittici, Dan non lo è. Piuttosto, Dan è uno dei maggiori esponenti di un pensiero laico iper-razionale, interessato allo studio dell'analogia fra il pensiero dell'uomo ed il settore della robotica. La sua profezia del blackout generale ha scosso i partecipanti alla conferenza ed ha allarmato gli esperti di informatica.

Il pericolo di un grande blackout non aveva mai preoccupato molto gli internauti perché le caratteristiche strutturali della stessa rete lo rendono remoto.

Internet non è una struttura centralizzata (e questo è un gran vantaggio per la sua sicurezza globale) ma la rete mondiale è stata progettata per essere una struttura diffusa, flessibile e soprattutto non gerarchica. E' questo che porta ad affermare che la possibilità di un blackout generale sia remota. In realtà è così, ma numerosi esperti di informatica hanno spiegato che non può essere considerata nulla: la rete, in origine, era stata progettata per ospitare milioni di utenti. Il numero di fruitori è cresciuto esponenzialmente, la rete ospita miliardi di internauti e la crescita sembra non volersi arrestare. Ciò potrebbe portare ad un collasso generale, il quale potrebbe verificarsi fra molti anni o, nella peggiore delle ipotesi, in breve tempo.

La cosa grave è che non esiste un piano B

Se da un lato il rischio di un blackout generale è reale, dall'altro non ci sono misure di sicurezza adeguate a garantire una risposta efficiente ad una possibile catastrofe digitale. Il ritenere il blackout remoto non ci ha mai spinti ad impegnarci seriamente nella prevenzione e nella preparazione di soluzioni. Non ci rendiamo conto che ormai tutto dipende dalla rete, iniziando dalle azioni quotidiane più semplici, come fare rifornimento, prelevare denaro dal bancomat, comunicare con gli altri.

Più che il down di Internet in sé, a far sprofondare l'intera civiltà nel caos sarebbe la disperazione della popolazione che, senza alcuna linea guida appresa precedentemente e senza alcuna possibilità di comunicare con gli organi di ordine pubblico, si troverebbe isolata ed incapace di reagire. Le prime quarantotto ore sarebbero quelle più difficili da affrontare, in attesa che almeno qualche funzionalità di base venga ripristinata in pochi giorni.

Secondo Dan Dennet è di fondamentale importanza avere un piano B, avere quello che lui definisce “battello di salvataggio”. Si tratta di una rete secondaria, indipendente da quella principale e non sviluppata per l'utilizzo quotidiano, ma pensata per rispondere a situazioni di emergenza, permettendo comunicazioni e funzioni di base essenziali per il funzionamento della nostra società.

Il blackout dell'11 Settembre 2001, a seguito dell'attentato alle torri gemelle, può essere considerato un semplice assaggio di quello che potrebbe essere un grande blackout. Questo perché nel 2001 erano presenti ancora delle tecnologie pre-digitali, non interessate dal down della rete, mentre al giorno d'oggi queste tecnologie sono del tutto scomparse ed ogni cosa è legata alla rete mondiale.

I costi di una rete alternativa sono elevati, ma bisogna prendere seriamente in considerazione l'ipotesi che senza questo “battello di salvataggio” il rischio di perdite maggiori rispetto al denaro da investire nel progetto “Piano B” è elevatissimo.

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